Mettere a disposizione i testi e i dati aperti ha enormi vantaggi in termini di visibilità per gli autori, certo, ma permette anche di usare nuove tecniche e nuovi strumenti che consentono l’avanzamento più rapido della conoscenza oltre a favorire l’innovazione e la competitività anche per le piccole e medie imprese del territorio, che non hanno la possibilità di pagare costosi abbonamenti.

Qualche esempio di Open Science che sia davvero una “grande conversazione”, aperta e utile ai bisogni della società?

  • il modo più immediato di sfruttare testi e dati aperti è il Text e Data Mining. Le macchine leggono molto più rapidamente dell’occhio umano, e creano aggregazioni inedite utili all’avanzamento della conoscenza. In questo video di Peter Murray-Rust si fa il caso concreto dei dati sul virus Zika (primi mesi del 2016)
  • nei testi si possono inserire parti di codice eseguibili, in modo che al variare di un parametro varino i risultati. Si crea così una didattica più interattiva che favorisce la curiosità dello studente, e si permette una maggiore dialettica fra ricercatori.
  • si moltiplicano gli strumenti di scrittura collaborativa, come Overleaf e Authorea
  • il vero impatto è dato da quanto un lavoro scientifico viene discusso e applicato nella comunità. I nuovi strumenti di commento post-pubblicazione o le piattaforme che pubblicano bozze che ogni esperto può rivedere (The Winnower, F1000Research, The Self-Journal of Science, Science Open…) dimostrano quanto un lavoro sia stato recepito. Si stanno anche sperimentando forme di open peer review
  • i revisori possono contribuire in larga misura alla trasparenza: chi aderisce al progetto PRO – Peer reviewers Open Initiative dal 1 gennaio 2017 pretenderà i dati per effettuare la revisione
  • la circolazione libera e aperta dei lavori scientifici consente di utilizzare misure alternative per tracciare sul web l’impatto reale di un lavoro. Le Altmetrics (alternative metrics) servono a questo
  • stanno nascendo nuove riviste, molto diverse da quelle tradizionali
  • si tende a rendere più pubblici anche i dati, il software, l’intero workflow dell’esperimento, che integrano e completano i risultati pubblicati
  • l’apertura di testi e dati favorisce la trasparenza e la riproducibilità, e può mettere un freno all’attuale crescita esponenziale delle ritrattazioni per frode o condotta scientifica inappropriata.

Il Commissario europeo Carlos Moedas ha fatto della Open Science la priorità nella sua agenda: “Let’s dare make Europe open to innovation, open to science and open to the world”.

Tutto questo è connesso – o dovrebbe esserlo – a una revisione dei criteri di valutazione della ricerca, che contino anche l’impatto reale e non solo quello accademico – come accaduto nel Research Excellence Framework britannico già dal 2014 – e che diano incentivi ai ricercatori che contribuiscono a una scienza davvero aperta, come si legge nel bellissimo Report della Royal Society sul workshop Futuro della comunicazione scientifica (2015).